Lo sviluppo della vista ed i difetti visivi
Durante lo sviluppo della funzione visiva del neonato e del bambino e poi negli anni seguenti possono comparire riduzioni di vista che dipendono in generale da tre cause:
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vizi di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo),
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anomalie della visione binoculare (strabismo, nistagmo, anisometropia),
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malattie organiche (glaucoma malformativo, cataratta congenita, tumori, etc.)
Fra il 5 e il 10% dei bambini ha un difetto di refrazione, un 5% è strabico, l’1-2% è ambliope da un occhio (ridotta capacità visiva in assenza di alterazioni organiche); molto più raramente si hanno malattie organiche, circa nello 0,1% dei casi.
I vizi di refrazione sono correggibili con l’uso di lenti, che hanno la funzione di rendere normale la visione ma non quella di guarire il difetto. In caso di strabismo (assenza di parallelismo tra i due occhi) o di anisometropia (notevole differenza di refrazione tra i due occhi) il cervello non è in grado di fondere le immagini dei due occhi in una sola; per evitare visione doppia o confusa il cervello esclude l’immagine dell’occhio più offuscata: in questo modo l’ occhio più debole diventa pigro od ambliope. Più la diagnosi è precoce più è facile avere successo con la terapia, che tuttora si basa sull’occlusione dell’occhio migliore affinché il cervello usi l’occhio pigro.
E’ interessante vedere la correlazione tra l’età, l’altezza, il peso corporeo e la lunghezza dell’occhio (che si sviluppa e cresce né più né meno del resto dell’organismo).
Alla nascita e nei primi mesi, spesso, l’occhio è ipermetrope, ciò più corto del normale perché è ancora “immaturo”. Durante la crescita si ha una emmetropizzazione, cioè un avvicinamento alla condizione di normalità, perché le componenti rifrattive dell’occhio hanno un processo di sviluppo coordinato per avvicinarsi alla emmetropia. In ogni caso non sempre avviene così, per cui si hanno i difetti di refrazione.
Nel neonato e nel bambino è molto frequente l’ipermetropia dovuta ad un completo sviluppo dell’occhio; occorre mettere l’occhiale per aiutarlo nella vista per vicino. Durante la crescita il bambino che è ipermetrope spesso riesce a togliere gli occhiali perché il bulbo oculare cresce al punto giusto, cioè in modo tale che i raggi luminosi provenienti dall’infinito vadano a fuoco sulla retina senza bisogno dell’intervento della accomodazione e con ciò il difetto visivo viene ad annullarsi. Arrivato a scuola il bambino può notare difficoltà a mettere a fuoco le parole sui libri o alla lavagna, si può stancare ed avere mal di testa quando si applica. Questi sintomi possono essere indicativi di una ipermetropia, cioè di un difetto caratterizzato dal fatto che il bulbo oculare è troppo corto, quindi le immagini vengono messe a fuoco dietro la retina e non sulla retina. Praticamente in questa situazione l’occhio può portare a fuoco sulla retina le immagini accomodando; se il muscolo dell’accomodazione fa uno sforzo leggero, non ci sono problemi, il bambino vedrà bene senza disturbi, mentre se il muscolo non ce la fa, il bambino non riuscirà a vedere nitide le immagini e, quindi, avrà disturbi; un’altra possibilità è che il muscolo riesca nel suo compito, ma con fatica e sforzo eccessivo: in questo caso facilmente il bambino avrà cefalea e stanchezza visiva. Dato che per mettere a fuoco da vicino già normalmente è necessaria l’azione della accomodazione è proprio sul vicino che facilmente l’ipermetrope si accorge di avere disturbi e quindi prima della scuola il bambino può non accorgersi di nulla.
Si può anche presentare di un difetto che prende il nome di astigmatismo: in questo caso la curvatura dell’occhio non è regolare e la messa a fuoco diventa difficile e faticosa, per cui l’interesse per la lettura si riduce. Dalla pubertà fino alla maturità il difetto astigmatico tende a rimanere stabile; il difetto miopico , invece, tende a peggiorare, mentre il difetto di tipo ipermetropico tende a migliorare fino anche a scomparire.
Ci sono anche bambini che non hanno nessuno di questi difetti, ma lamentano lo stesso i sintomi soprariportati; c’è la possibilità che il bambino abbia problemi di convergenza. Tutto ciò anche se presente prima dei 6 anni, in genere non si manifesta finchè il bambino non deve applicarsi allo studio.
Verso la fine delle elementari o all’inizio delle medie – più raramente prima e più raramente dopo – lo scolaro può lamentarsi di non vedere bene la lavagna, specialmente se viene messo nei banchi in fondo alla classe; contemporaneamente non ha problemi a leggere da vicino, non si lamenta di mal di testa o di stanchezza. Si tratta della comparsa della miopia, difetto in cui il bulbo oculare è cresciuto troppo, in proporzione alla crescita del resto dell’organismo, per cui l’immagine non viene messa a fuoco sulla retina, ma davanti ad essa. In genere il difetto continua ad aumentare fin verso i 20-22 anni; non si tratta di una malattia dell’occhio, si tratta solo di una variazione fisiologica della crescita del bulbo;
Sempre alle elementari o anche all’asilo, la maestra può notare che il bambino quando deve colorare, non prende le matite del colore giusto corrispondente a quello che deve colorare o al colore che la maestra gli indica. Si tratta di un difetto del senso dei colori, che si chiama discromatospia.
Nella terza e quarta decade di vita è molto raro avere cambiamenti di vista; più che altro sono i miopi elevati che possono continuare a peggiorare. Spesso è il caso di miopi che sono diventati tali molto in anticipo rispetto alla pubertà, prima elementare o addirittura asilo. Si tratta di una miopia grave, in cui l’allungamento del bulbo oculare è dovuto ad uno sfondamento patologico della parte posteriore del bulbo, nei casi più gravi: si può arrivare anche a oltre 30 diottrie di miopia, quando la miopia generalmente non supera le 6-8 diottrie.